STRATEGIE INNOVATIVE PER UNA GESTIONE SOSTENIBILE DEI RIFIUTI: IL RUOLO DEL LIFE CYCLE THINKING

Lo scorso 28 gennaio, presso l’Aula Magna del Politecnico di Milano, si è tenuta la settima edizione della Giornata di studio “Rifiuti e Life Cycle Thinking”, appuntamento fondamentale per professionisti, ricercatori e studenti interessati alle metodologie di valutazione del ciclo di vita applicate alla gestione sostenibile dei rifiuti e delle risorse.

L’evento, organizzato dal gruppo di ricerca AWARE in collaborazione con il Gruppo di Lavoro Gestione e Trattamento dei Rifiuti dell’Associazione Rete Italiana LCA, è stato patrocinato dall’Associazione Rete Italiana LCA e sostenuto da CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi).

La giornata è stata dedicata alla presentazione e discussione di lavori sul tema “Avanzamenti metodologici e applicazioni innovative delle metodologie basate sul concetto del ciclo di vita per una gestione sostenibile dei rifiuti e delle risorse”. Sono stati presentati 16 interventi selezionati tramite una call for papers, con relatori provenienti da università, centri di ricerca, agenzie regionali per la protezione dell’ambiente, consorzi e società di consulenza.

Noi, nella persona della Dottoressa Francesca Di Cara, eravamo presenti e vi riportiamo alcune riflessioni emerse in seguito agli interventi della Giornata di studio:

Recupero di materie prime rare dai rifiuti: un’opportunità per la sostenibilità ambientale, economica e sociale

Il recupero di materie prime rare dai rifiuti rappresenta una strategia sostenibile sotto molteplici aspetti: ambientale, economico e sociale. Dal punto di vista ambientale, il riciclo di questi materiali consente di ridurre l’impatto ecologico legato all’estrazione di nuove risorse. A livello economico, il processo di recupero richiede investimenti inferiori rispetto all’estrazione tradizionale, abbattendo i costi di produzione. Infine, sotto il profilo sociale, il riutilizzo delle materie prime rare contribuisce a ridurre la dipendenza da paesi in cui l’estrazione avviene spesso in condizioni di sfruttamento dei lavoratori, con gravi violazioni dei diritti umani e conseguenze negative per l’ambiente, come l’inquinamento delle falde acquifere e del suolo.

Il problema dell’approvvigionamento del fosforo

Un intervento particolarmente rilevante è stato quello della Dottoressa Gagliano, che ha illustrato una ricerca sul recupero del fosforo dalle ceneri dei fanghi di depurazione per il suo riutilizzo come fertilizzante agricolo.

Lo studio non si è limitato a un’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment studies., LCA) del processo, ma ha incluso anche una valutazione degli impatti sociali attraverso la metodologia Social Life Cycle Assessment (SLCA).

Il 75% delle riserve mondiali di fosforo si trova tra Marocco, Cina e Sahara Occidentale. Questa distribuzione geografica causa non solo tensioni geopolitiche e problemi di sicurezza nell’approvvigionamento, ma ha anche un impatto significativo sulle comunità locali. L’analisi SLCA ha evidenziato numerosi hotspot sociali, tra cui il lavoro forzato, gli incidenti sul lavoro, la parità di genere, la povertà e l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici.

Il recupero del fosforo dalle ceneri dei fanghi di depurazione per il suo riutilizzo come fertilizzante agricolo quindi, non solo ridurrebbe il rischio di carenze per l’Europa, ma contribuirebbe anche a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni locali, riducendo la necessità di sfruttare nuove riserve con gravi impatti ambientali e sociali.

Il recupero delle materie prime nei RAEE

Un altro tema centrale della conferenza ha riguardato il miglioramento del recupero dei materiali nei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE). Gli interventi del Dottor Capponi e del Dottor Esposito si sono concentrati sulle implicazioni ambientali del recupero di questi materiali e sul ruolo fondamentale dell’LCA sia nella fase di smaltimento che in quella di progettazione ecocompatibile (ecodesign).

Le difficoltà principali nel riciclo dei RAEE derivano dalla complessità dello smembramento dei prodotti, necessario per separare i vari componenti e recuperarne le materie prime. Entrambi i ricercatori hanno presentato metodologie innovative per il disassemblaggio e la separazione dei materiali.

Il dottor Capponi ha ipotizzato che un accordo con le aziende produttrici per l’accesso ai progetti di prodotto potrebbe facilitare lo smembramento e migliorare la sicurezza degli operatori, ottimizzando il recupero delle materie prime rare. Se le aziende integrassero questa considerazione in fase di progettazione con pratiche di ecodesign, si potrebbero ottenere prodotti con un impatto ambientale ridotto lungo tutto il loro ciclo di vita, incluso il fine vita.

Il dottor Esposito, invece, ha proposto un efficientamento del processo di trattamento dei RAEE attraverso la creazione di impianti centralizzati. Un unico centro specializzato per il recupero di questi materiali permetterebbe di concentrare tecnologie avanzate per la separazione dei componenti, migliorando l’efficienza del riciclo e ottenendo materiali second life più puri e di maggiore qualità rispetto allo smaltimento frammentato in diversi centri.

Il ruolo cruciale della Life Cycle Assessment (LCA)

LCA si conferma uno strumento indispensabile per valutare e migliorare la sostenibilità di prodotti e processi. Attraverso questa metodologia, è possibile non solo comprendere gli impatti ambientali e sociali di un bene o servizio, ma anche individuare strategie per ridurne l’impatto, dall’estrazione delle materie prime fino alla fase di smaltimento. L’integrazione dell’LCA con l’SLCA permette una visione più ampia delle criticità lungo tutta la filiera, offrendo soluzioni per una produzione e un consumo più sostenibili.

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