Il “greenwashing” consiste nell’adozione di pratiche commerciali che presentano in modo ingannevole prodotti o attività come ecologici o sostenibili, senza un reale fondamento. In Italia, tali pratiche sono considerate scorrette e sono soggette a sanzioni da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM).
Proprio l’AGCM ha inflitto le prime sanzioni del 2025 per pratiche di “greenwashing”, colpendo un gruppo societario nel settore del trasporto merci. L’azienda è stata sanzionata per aver diffuso sul proprio sito web dichiarazioni ambientali ambigue riguardanti iniziative di compensazione delle emissioni di anidride carbonica (CO₂), inducendo in errore consumatori e clienti. In particolare, l’AGCM ha rilevato l’assenza di dati adeguati a supporto di affermazioni come “100% energia verde nelle nostre strutture” e “veicoli per le consegne a zero emissioni”, oltre a informazioni ingannevoli sull’impegno finanziario dell’azienda in progetti ambientali.
Secondo l’articolo 27 del Codice del Consumo, l’AGCM può:
- imporre sanzioni amministrative pecuniarie che variano da un minimo di 5.000 euro a un massimo di 10 milioni di euro, in base alla gravità e alla durata della violazione.
- in caso di inottemperanza a provvedimenti precedenti, disporre la sospensione dell’attività d’impresa fino a trenta giorni.
A livello europeo, la Direttiva (UE) 2024/825, entrata in vigore il 26 marzo 2024, mira a rafforzare la tutela dei consumatori contro il greenwashing. Questa direttiva vieta dichiarazioni ambientali generiche come “verde”, “ecologico” o “sostenibile” se non supportate da evidenze concrete. Le imprese che violano queste disposizioni possono essere soggette a sanzioni significative, inclusa l’esclusione temporanea dalle gare d’appalto pubbliche e ammende pari almeno al 4% del loro fatturato annuo.
CASI NOTI
L’AGCM ha condotto diverse indagini riguardanti pratiche di greenwashing da parte di aziende operanti in vari settori. Ecco alcuni esempi significativi:
- Caso Volkswagen (Dieselgate): Nel 2016, l’AGCM ha sanzionato Volkswagen per pratiche commerciali scorrette legate all’installazione di software manipolativi nelle centraline dei veicoli diesel, finalizzati a falsare le emissioni inquinanti durante i test. L’Autorità ha imposto una multa di 5 milioni di euro all’azienda per aver ingannato i consumatori sulle reali performance ambientali dei propri veicoli.
- Caso Fileni: L’AGCM ha avviato un’istruttoria nei confronti dell’azienda agroalimentare Fileni per dichiarazioni ingannevoli riguardanti la sostenibilità ambientale delle proprie attività e l’origine delle materie prime utilizzate. In particolare, l’Autorità ha contestato affermazioni sulla compensazione totale delle emissioni di CO₂ e sull’uso esclusivo di materie prime italiane nella produzione dei mangimi.
- Caso Shein: Nel settembre 2024, l’AGCM ha avviato un’istruttoria nei confronti di Shein, noto rivenditore di moda online, per possibili pratiche di greenwashing. L’indagine si concentra su dichiarazioni presenti sul sito web dell’azienda relative alla sostenibilità dei prodotti, in particolare nella sezione “evoluSHEIN”, che potrebbero risultare ingannevoli per i consumatori.
Questi interventi evidenziano l’attenzione dell’AGCM nel monitorare e sanzionare pratiche commerciali scorrette legate al greenwashing, al fine di garantire una corretta informazione ai consumatori e promuovere una concorrenza leale tra le imprese.
Oltre alle sanzioni amministrative, il greenwashing può avere implicazioni penali. Alcune interpretazioni giuridiche suggeriscono che tali pratiche possano configurare reati come la frode in commercio ai sensi dell’articolo 515 del Codice Penale, che prevede pene detentive fino a due anni o multe.
In sintesi, le aziende devono prestare particolare attenzione alle proprie dichiarazioni ambientali, assicurandosi che siano accurate e supportate da evidenze concrete, per evitare sanzioni sia amministrative che penali.
SOLUZIONI PER UNA COMUNICAZIONE AZIENDALE CORRETTA
Per evitare il rischio di incorrere in sanzioni per greenwashing, le aziende devono adottare una strategia di comunicazione chiara, verificabile e basata su dati concreti. Alcune buone pratiche includono:
- Trasparenza e verificabilità: Tutte le affermazioni ambientali devono essere supportate da prove documentate e verificabili da enti terzi.
- Comunicazione chiara e non fuorviante: Evitare espressioni generiche come “ecologico” o “sostenibile” senza specificare il contesto e i dati di supporto.
- Utilizzo di standard certificati: Riferirsi a certificazioni riconosciute a livello internazionale, come ISO 14001 per la gestione ambientale, EPD (Environmental Product Declaration) e le etichette ambientali di tipo III.
- Coinvolgimento di esperti del settore: Avvalersi di consulenze specializzate per sviluppare strategie di comunicazione ambientale conformi alle normative vigenti.
La nostra società di consulenza offre servizi di supporto alle imprese per la definizione di strategie di comunicazione ambientale trasparenti ed efficaci. Forniamo assistenza per la certificazione ambientale, l’analisi del ciclo di vita dei prodotti (LCA) e la rendicontazione ESG, aiutando le aziende a costruire una reputazione solida e credibile nel rispetto delle normative europee e italiane.
Adottando un approccio responsabile e basato su evidenze scientifiche, le imprese possono non solo evitare il rischio di sanzioni, ma anche rafforzare la fiducia dei consumatori e migliorare la propria competitività nel mercato sempre più attento alla sostenibilità.
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