L’ITALIA E L’ACCORDO DI PARIGI: UN’ANALISI DEL PARIS PERFORMANCE RANKING

L’Italia e la sfida climatica

L’Accordo di Parigi, il trattato internazionale sul cambiamento climatico adottato nel 2015, impegna i Paesi firmatari a limitare l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali e a perseguire sforzi per limitarlo a 1,5 gradi Celsius.

Il Paris Performance Ranking, elaborato da DPAM e Hugo Observatory (Università di Liegi), fornisce una valutazione periodica della conformità dei Paesi all’Accordo di Parigi, analizzando le loro politiche climatiche e i progressi compiuti nella riduzione delle emissioni di gas serra.

Il posizionamento dell’Italia

Negli ultimi anni, l’Italia si è impegnata a ridurre le proprie emissioni e a transizionare verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Tuttavia, il suo posizionamento nel Paris Performance Ranking non è stato dei più brillanti.

L’Italia è stata valutata al 21° posto su 23 nella classifica climatica stilata da Hugo Observatory e DPAM consultabile qui. Il nostro Paese mostra un ritardo significativo rispetto a Paesi come Austria, Germania e Svizzera, soprattutto in termini di adattamento ai cambiamenti climatici, ambizione del target “net zero” e impegno nella trasparenza internazionale. Questi risultati sottolineano la necessità di intensificare gli sforzi per allineare le politiche nazionali con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Diversi fattori influenzano il posizionamento di un Paese nel Paris Performance Ranking, tra cui:

  • Ambizione degli obiettivi climatici: L’allineamento degli obiettivi nazionali con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
  • Politiche climatiche: L’efficacia delle politiche messe in atto per ridurre le emissioni e promuovere le energie rinnovabili.
  • Progresso nella riduzione delle emissioni: L’andamento effettivo delle emissioni di gas serra.
  • Finanziamenti per il clima: Gli investimenti destinati a mitigare e adattare ai cambiamenti climatici.
  • Cooperazione internazionale: Il contributo del Paese alla cooperazione internazionale in materia di clima.

Allarme ONU: i piani climatici mondiali sono insufficienti

Secondo il recente rapporto dell’UNFCCC (cma2024_10_adv.pdf), gli attuali impegni climatici dei Paesi non sono sufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, come previsto dall’Accordo di Parigi.

Le emissioni globali previste per il 2030 sono ancora troppo elevate per raggiungere questo obiettivo cruciale. Per il segretario esecutivo dell’UNFCCC, Simon Stiell, le ambizioni climatiche dei Paesi sono “lontanissime” da ciò che serve.

L’IPCC avverte che per evitare i peggiori impatti climatici, le emissioni globali devono diminuire drasticamente entro il 2030 e il 2035. Ogni frazione di grado in più di riscaldamento globale porta a un aumento esponenziale dei disastri climatici.

L’UNFCCC parla di un’era di “inadeguatezza” che deve finire. I Paesi devono presentare nuovi e più ambiziosi piani climatici alla prossima COP, per accelerare la transizione verso un futuro a basse emissioni.

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